TYPE | Ricerca/istruzione |
YEAR | 1996 concorso 1°premio, 2020 in corso di realizzazione |
PROJECT | con con Itaca(i), Ove Arup Partners(sub-consulting engineers) |
VIDEO | … IL POLICLINICO … (webTV) |
bibliography-by-projects.pdf |
Con avvio dal concorso indetto dalla II Università di Napoli, il progetto esecutivo è terminato nel 2001 con la collaborazione per gli aspetti ingegneristici dei gruppi Itaca e Ove Arup & Partener. Nell’antica area agricola della Campania Felix segnata dal sistema della centuratio, a pochi chilometri dal centro cittadino verso sud-est, l’area prescelta ha un configurazione quadrata – quasi una “centuria”. Con lato di circa 250 metri e un’estensione di 25 ettari la delimitano a est la bretella di raccordo autostradale, a nord la strada prevista dal PRG quale asse urbano di maggiore importanza fra le conurbazioni di Caserta e Maddaloni.
Comprensiva di un policlinico e della facoltà di Medicina e Chirurgia per una popolazione studentesca di 3.000 unità, oggetto del bando è una struttura universitaria capace di divenire, nello sviluppo di Caserta, ulteriore polo urbano costituendo la struttura portante della città con la Reggia, la Colonia Ferdinandea di San Leucio e il centro tecnologico Sain Gobain. La sua articolazione è distinta in tre funzioni principali: – didattica, 70.000 mq circa dove collocare aule diversificate per grandezza e uso, sale studio, uffici, presidenza e biblioteca; – ricerca, 22.500 mq circa articolati in sedici dipartimenti, laboratori, studi e centri operativi; – assistenza, 68.000 mq circa per 500 posti letto dislocati in 14 aree funzionali omogenee comprensive di unità operative specialistiche, sale operatorie, ambulatori, pronto soccorso e servizi generali. Posto al centro del lotto disponibile, il complesso si dispone secondo un principio di “alta densità” in un organismo compatto scavato da corti e sviluppato lungo la direttrice nord-sud in tre fasce lineari parallele fiancheggiate esternamente, a est ed ovest, da ampi parcheggi.
Sub-sistemi tridimensionalmente difformi e funzionalmente distinti, da est verso ovest didattica, ricerca e assistenza, sono innervarti da una trama di percorrenze pedonali che fecondano un tessuto continuo articolato su diversi livelli attorno ai patii. E fra esse, su più elevazioni visivamente interconnesse, valore preminente assume la galleria degli studenti. Nel riproporre l’antico tracciato della centuratio romana prolungato al li là dell’edificio fino ai limiti nord e sud dell’area attraverso un sequenza di piloni rivestiti in mattoni, evocativi dei pini che un tempo segnavano la centuratio dell’ager campanus, tale camminamento fonda il principio organizzativo dell’intera struttura radicandolo nelle ragioni della storia del luogo. Un segno forte cui si agganciano in senso trasversale gli altri due tragitti principali di connessione con le zone della ricerca e assistenza a ponente, di smistamento verso le aule didattiche ad oriente.
Percorrenze tutte pensate per facilitare e velocizzare, riducendo le distanze con la predisposizione dell’ingresso e del sistema primario dei percorsi ad una quota intermedia, gli spostamenti. Una disposizione permeabile che, nell’offrire massima concentrazione e alta flessibilità organizzativa con aggregazioni e disgregazioni variabili in dimensioni, coniuga al tempo stesso integrazione ed autonomia delle parti secondo un concetto di simultaneità “oppositiva”. Formalmente, come detto, le componenti architettoniche definiscono edifici con peculiarità diverse. L’ospedale è una piastra di tre livelli sui cui si ancorano cinque corpi trasversali in direzione est/ovest con due piani di degenza serviti da un baricentrico atrio a tripla altezza che, nell’interrompere la sviluppo della piastra, diviene anche, con le sue vetrate, elemento di comunicazione visiva con le altre zone del complesso.
Prevalentemente su due livelli, gli spazi della ricerca si caratterizzano per la presenza di patii alberati di altezza variabile che favoriscono illuminazione e aerazione naturale contribuendo a definire un’atmosfera di intima e forte riconoscibilità. Infine, la facoltà di Medicina e Chirurgia “tagliata” dalla galleria degli studenti è suddivisa in due ulteriori parti: a sinistra del percorso sono i laboratori didattici con la biblioteca, la presidenza e l’aula magna, unico volume che plasticamente modellato deroga l’ortogonalità dell’intero complesso; a destra le aule che mediante le coperture gradonate definiscono una corte con un orto concluso, spazio di interrelazione sociale in dialettica con l’esterno.
E d’altronde altro principio fondativo del progetto è la definizione di elevato indice di “urbanità”, a corroborare l’idea di inverare un frammento dal forte significato sociale e collettivo, perseguito mediante plurime strategie: – immissione di attività complementari – ricettive, di ristoro, sportive, museali – per limitare l’uso monofunzionale della struttura legata all’attività universitaria e di assistenza; – costruzione di un sistema di spazi urbani interconnessi: a ovest la piazza d’ingresso al Policlinico; a nord la piazza Ippocrate, punto di riferimento e di aggregazione con strutture in grado di esaltare il ruolo urbano del complesso; a est dell’aula magna la piazza della Sapienza sui cui prospetta un edificio quadrato connesso ad un altro lineare, entrambi destinati ad attività terziarie; infine ad est delle aule la già menzionata corte con allestimento a verde; – costituzione di elementi dal forte impatto visivo: il tracciato della Centuratio che scavalca a nord la strada di collegamento principale per concludersi nella stazione della navetta; il “muro di d’acqua” costituito da 27 antenne a struttura reticolare spaziale di acciaio affiancate da una macchia vegetale e poste ad est su un rilevato di terreno – 400 metri circa di lunghezza per 40 di spessore alla base – con sezione trapezia a forma di duna ricoperta di verde a macchia.
Elementi questi che, nel costituirsi quale barriera al rumore e alle polveri prodotte dalla bretella Anas e dalle vicine industrie estrattive, manifestano una precisa vocazione ambientale del progetto atta a fornire un ottimale comfort con il minimo dei consumi. Ecco quindi che ventilare con un sistema misto naturale / ibrido tutti gli spazi possibili – in particolare la galleria della Centuratio e la biblioteca i cui piloni cavi favoriscono il riciclo dell’aria -; garantire un’illuminazione naturale; proteggere le pareti esterne più esposte al sole con giardini verticali; raccogliere l’acqua di falda e piovana sono tutte scelte ponderate e coordinate per un’architettura attenta a coniugare aspetti tecnologici, formali, funzionali, umani e sociali in un organismo complesso.
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