PCA International
laboratorio di progettazione coordinata e integrata

Caserta – 4 February 2005

Caserta – 4 February 2005

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Questo progetto è il risultato del lavoro di molte persone: oltre 40 architetti, ingegneri e specialisti di vari settori ne sono firmatari – impossibile nominarli singolarmente (sono nei poster esposti e nei dossier distribuiti); centinaia di persone sono state impegnate come collaboratori.

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Si tratta infatti di un’opera di grandi dimensioni (spazi per ca. 130.000 mq. e 500.000 mc, 25 ettari; spesa prevista oltre 200 milioni di euro; documentata da più di 2000 elaborati tecnici). Un intervento concepito nei soli due mesi della prima fase concorsuale, in altri mesi sviluppato in ogni dettaglio esecutivo. Del progetto, la società ITACA ha curato i servizi di ingegneria, con gli ARUP di Londra nel ruolo di sub-consulting engineers: gli ARUP hanno notorietà mondiale, da vari decenni possono essere definiti come i “complici” di molte delle più significative architetture contemporanee. Pica Ciamarra Associati ha coordinato l’insieme ed è responsabile degli aspetti urbanistici ed architettonici. Organizzando in tre diverse unità operative l’ampio ed articolato sistema di professionisti, sono stati risolti – in termini integrati – i problemi relativi ad una Facoltà con due corsi di laurea, quindici dipartimenti, quattro centri interdipartimentali, aule e laboratori didattici, Aula Magna / Centro Congressi e Biblioteca-Mediateca. Una Facoltà universitaria nella quale sono realmente integrate le aree destinate all’assistenza ospedaliera (a servizio di 500 letti, oltre che del Day Hospital). Così, nei tempi strettissimi imposti alla progettazione, si è potuto dare molta attenzione anche al significativo disegno degli spazi esterni ed a verde.

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Come ogni progetto, fra i padri dell’opera c’è il Committente: l’Università che ha promosso l’intervento e ha bandito nel 1996 un concorso internazionale  particolarmente complesso, addirittura 3 gradi, uno per selezionare i concorrenti, uno per scegliere l’impostazione del progetto, il terzo per attribuirne l’incarico dello sviluppo esecutivo: con analogia sportiva, ci ha sottoposti a “salto triplo”.  E’ anche grande merito dell’ Università – nell’avviare la fase di progettazione definitiva – nel 1999 – l’aver rimesso a fuoco la sua domanda avvalendosi di una ristretta Commissione di docenti della Facoltà. Un azione a dir poco sostanziale di cui il prof. Antonio Grella – allora nuovo Rettore – intuì la necessità, e per la quale ancora oggi noi progettisti siamo grati specie ai componenti di quella preziosa Commissione: il prof. Franco Rossi, Preside della Facoltà con i professori Fernando Gombos, Evangelista Sagnelli e Giovanni Delrio.

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A fronte degli otto mesi di progettazione, l’attività di cantiere è programmata in quarantotto: nel 2009 l’opera potrà innestarsi nel tessuto sociale e civile di Caserta. Ma questo progetto non è singolare per dimensioni, per l’impegno finora profuso da centinaia di persone, o per quello dei tanti che saranno impegnati nella sua realizzazione, o perché accoglierà 500 posti letto, migliaia di studenti, numerose centinaia di docenti, ricercatori, operatori sanitari e funzionari di ogni tipo.

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Questo progetto ha caratteri singolari perché è una struttura effettivamente a scala del paesaggio ed umana e perché attua modello spaziale e organizzativo del tutto inedito. L’area a disposizione misura 25 ettari, quadrangolare, 500 m. di lato, abbastanza vicina alla frazione di Tredici, fiancheggiata dalla bretella autostradale. Un’area individuata tramite Accordo di Programma al di fuori delle previsioni del PRG, senza preventiva verifica di fattibilità ambientale, difficile per la presenza delle vicine cave; area marginale, priva di urbanizzazioni, ma soprattutto priva di legami con la città

Nell’impostare il progetto, abbiamo assunto come prevalenti tre questioni:

  1.  mitigare la questione ambientale, specie in rapporto alle cave ed all’autostrada, nello stesso tempo dare senso alla questione paesaggistica, questione base, invariante in qualsiasi progetto, qui accentuata dalle rilevanti dimensioni dell’intervento
  2.  risolvere il rapporto con il sistema urbano, evitare l’isolamento tipico di strutture analoghe, evitare il senso di periferia
  3.  rintracciare modalità che assicurino intensità di relazioni all’interno del sistema universitario, cioè evitare di produrre un organismo che con barriere fisiche avvalori barriere psicologiche, isolamenti, autonomie.

Nel progetto del nuovo insediamento questione ambientale e questione paesaggistica si intrecciano fortemente. Peraltro lo studio di scala ampia, l’analisi del paesaggio – nelle sue stratificazioni e nella sua storia – ci fece scoprire nell’area dell’intervento la debole traccia della centuriatio romana che, dopo 2.000 anni, ancora permea profondamente la geometria dei luoghi.

Sull’asse dell’antica centuriatio il progetto colloca la galleria principale del complesso:baricentro del sistema, distribuisce aule e laboratori didattici, si prolunga verso l’esterno: a nord scavalcando la futura strada di accesso, a sud affiancandosi all’area per attrezzature sportive al coperto.

La Galleria è uno spazio a più altezze, caratterizzato da una sequenza di “camini di ventilazione naturale” che, con altra funzione, proseguono all’aperto, a nord ed a sud dello spazio interno funzionalmente utile. Parallelo alla Galleria della Centuriatio, il “Muro d’acqua”, una sequenza di sottili antenne tridimensionali inclinate – 30 metri di altezza e per 400 di lunghezza – dalle quali piove acqua su una ricca organizzazione a verde.  Elemento forte del ridisegno del paesaggio, evoca la necessità di proteggere l’insieme dal microinquinamento ambientale, di difendersi dalle polveri sospese 1.6. contemporaneamente delle cave – la cui concessione è però ormai sta per scadere – e dell’autostrada. Questa immagine sintetizza i principi ambientali e paesaggistici che improntano il progetto.

Seconda questione, il rapporto con il sistema urbano.

Il progetto emerso dal concorso del 1996 la risolse individuando integrazioni funzionali di cui accennerò fra qualche istante e un chiaro sistema di urbanizzazioni: infrastrutture stradali (di cui specifica relazione dell’U.T. del Comune di Caserta)  e l’indispensabile sistema di trasporto pubblico in sede propria, una monorotaia che collega alla futura fermata CASERTA EST della Metropolitana regionale su Viale delle Industrie. Sia questa fermata, sia il cosiddetto futuro svincolo Policlinico sono a sud dell’insediamento universitario.

L’accesso all’insediamento universitario oggi in cantiere è a nord, in prossimità dello svincolo (certo da ristrutturare) della variante ANAS di Tredici. A sud invece l’accesso al depuratore ed alla centrale di cogenerazione oltre che l’uscita dei carri funebri. Il collegamento fra la fermata Caserta Est e la grande Piazza d’ingresso Nord del nuovo insediamento universitario – la cosiddetta monorotaia – è cioè essenziale, anche per come sono organizzate le quote altimetriche dell’Università che si inaugura fra 48 mesi.

Il percorso pedonale esterno / interno che ricalca la linea dell’antica centuriatio scavalca infatti tramite una passerella la futura strada di accesso al insediamento universitario e raggiunge, sempre in piano, direttamente la frazione di Tredici e la fermata della monorotaia. La quota prevista fa sì che il futuro complesso universitario a nord si concluda con un’ampia piazza pedonale ad emiciclo, alta rispetto alla futura strada urbana.

Su Piazza Ippocrate prospettano l’Aula Magna / Centro Congressi, gli Uffici Amministrativi, le Presidenze, si accede ad uno spazio di culto. Al piano terra degli edifici che definiscono il suo emiciclo, sono previsti spazi commerciali e di servizio: ufficio postale, sportello bancario, bar, fioraio, giornalaio, ecc.

Carattere del tutto innovativo di questo progetto è anche il non essersi limitato all’articolazione delle funzioni richieste – quindi ai soli spazi per ricerca, didattica e assistenza – ma aver riportato all’interno dell’area universitaria anche altre attività urbane – e non solo quelle incluse nel progetto esecutivo di cui oggi in cantiere (spazi di tipo commerciale e di servizio, Chiesa, circolo degli studenti, spazio per i sindacati e via dicendo.

Altri interventi di significativa dimensione -1/4 di quanto oggi prende avvio – sono previsti all’interno del perimetro universitario. 70.000 mc per residenze studentesche, attrezzature ricettive per visiting professor e parenti dei degenti, spazi per attività professionali o altro, cioè un articolato complesso di attrezzature urbane attuabili mediante project financing, sostanziali per rafforzare le connessioni con l’intorno. Ancora, nel progetto d’insieme, all’interno di una duna che modella il suolo, quindi in parte in sottosuolo, vi è un’altra ampia volumetria destinata ad accogliere attività sportive al coperto.

Senso ed obiettivo dell’intero progetto: non determinare un recinto monofunzionale, bensì una parte del tessuto della città, un sistema strutturato che esprima particolare attenzione al disegno delle piazze ed alla qualità degli spazi aperti. Esclusione dell’ipotesi di recinto monofunzionale, significatività paesaggistica del muro d’acqua, ancoraggio al tracciato dell’antica centuriatio: sono elementi della memoria e opportune “monumentalità” introdotte per evitare le condizioni che ricorrono in qualsiasi area “periferica”. Si è puntato cioè a porre le premesse per un opera integrata e significativa nel sistema urbano e metropolitano.

Nei 25 ettari impegnati dal programma, la circolazione della auto è sostanzialmente periferica; l’anello è percorribile anche dagli autobus del servizio pubblico. Grandi parcheggi liberi, ad est a servizio della didattica, ad ovest a servizio della parte ospedaliera. Un ampio parcheggio coperto al di sotto del complesso è riservato ai docenti ed a tutti coloro che lavorano nel nuovo organismo. Oltre all’accesso diretto all’area Assistenza. ovviamente è previsto un accesso distinto e facile per il Pronto Soccorso, vicino all’eliporto.

Terza questione: rintracciare modalità che assicurino intensità di relazioni all’interno degli spazi universitari, evitando la dispersione propria di modelli basati su edifici separati – non dico come quelli a Cappella dei Cangiani che identificando edifici con singoli istituti materializzano improprie autonomie – ma anche fra funzioni didattiche, di ricerca ed assistenziali. I sistemi edilizi – quelli universitari in particolare – devono rispondere ai modelli organizzativi e gestionali individuati nel momento in cui si programmano, ma non è tollerabile che introducano ostacoli fisici che sostengano ostacoli psicologici, che impediscano cioè modelli diversi, gestioni aperte, partecipative. Non è un gioco di parole, ma dovrebbero essere capaci di prevedere l’imprevedibile, devono essere disponibili a pluralità di interpretazioni.

Il nuovo complesso universitario si caratterizzerà per la sua straordinaria compattezza, è un organismo di grandi dimensioni che rende vicine le varie parti che lo compongono. Una rete di percorsi ortogonali – sostenuta da una base quadrata di 100 metri di lato – lega i luoghi della didattica, della ricerca e dell’assistenza determinando un tessuto continuo articolato intorno a patii e corti interne, su più livelli, ma con ingresso da quello intermedio in diretto rapporto con le Piazze e gli spazi al contorno che rimodellano il suolo e definiscono una pluralità di luoghi di incontro. La compattezza non è solo planimetrica, ma anche altimetrica. La morfologia dell’insieme – la rimodellazione del suolo utilizzando i terreni di scavo – fa si che si acceda al complesso da Piazza Ippocrate, collocata a quota intermedia, 2 piani al di sopra, 2 piani al di sotto. Si riduce l’uso abituale di ascensori, si facilitano percorrenze pedonali e gli incontri. Questo vale per la didattica; per la ricerca; per l’area dell’assistenza

Un organismo universitario peraltro non può assumere caratteri analoghi a quelli tradizionali di una grande scuola. Specie nelle università sono fondamentali gli spazi di libertà, senza funzioni conosciute, affrancati da ogni possibile deriva in recite istituzionalizzate: dove si discuta, ci si confronti, ci si radichi.

La Galleria degli studenti – il segno principale di riferimento all’interno del complesso – coincide con un tracciato della “centuriatio” romana: proviene dal ponte pedonale che scavalca la futura strada e collega la futura stazione della monorotaia,  diviene spazio protetto, quindi si prolunga all’esterno ed attraversa l’intera area. L’insieme degli spazi per la didattica si raccorda al parco circostante con coperture intese come gradinate per prendere il sole.  Giardini verticali a protezione delle facciate, utilizzo di sistemi di ventilazione naturale e principi bioclimatici. Pozzi di luce per illuminare la massa edilizia ad alta concentrazione, dispositivi di climatizzazione naturale.

Nel suo insieme quindi un progetto semplice, delicatissimo in ogni dettaglio, da realizzare con una regia dedicata, attenta, che eviti ogni banalizzazione, ogni semplificazione apparentemente possibile, sia nella realizzazione delle opere appaltate, sia nella gestione delle iniziative di project financing da promuovere e ancora da progettare in dettaglio, sia ancora nel sistema delle urbanizzazioni esterne. E’ straordinario il fatto che per un opera di questa rilevanza, il gruppo di progettazione non sia a tutt’oggi coinvolto nelle attività di fase esecutiva che altri seguiranno con cura. Non per interesse di parte, ma a difesa della collettività che ha il diritto di ottenere quello che ha chiesto, selezionato ed approvato, il nostro gruppo ha quindi sentito il dovere di preavvertire che ricorrono condizioni che impongono la tutela del diritto d’autore.

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Chiudo con una considerazione che sembra amara, ma in fondo positiva. Nel 1996, appena sottoscritto l’Accordo di Programma, con rara tempestività la Seconda Università di Napoli/Caserta lanciò il concorso internazionale per la progettazione: 2 mesi per il preliminare, meno di 3 per il progetto definitivo, altrettanti per l’esecutivo. In totale 230 giorni per le elaborazioni tecniche: l’altro 94% del tempo trascorso (il doppio di quello della fase di cantiere) è stato impegnato per giudicare le diverse fasi di concorso, ottenere approvazioni, sviluppare procedimenti. Questo rapporto purtroppo non è raro in Italia, incomprensibile sul piano internazionale, dove tempi di progettazione e tempi di realizzazione hanno analogo ordine di grandezza.

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La vicenda della nuova sede della facoltà di Medicina e Chirurgia a Caserta, nella diversità dei suoi aspetti, non solo afferma ambiente, paesaggio, intensità di relazioni,ma richiama soprattutto l’esigenza di rivedere ruoli, procedure e sistemi normativi: sia se si vuole evitare l’inevitabile l’erosione di risorse già in origine modeste – stimate sufficienti ma con valori di almeno 15 anni prima dell’ultimazione dell’opera; sia soprattutto se si vogliono dare risposte efficaci e tempestive alla domanda di attrezzature e di modernizzazione dei nostri ambienti di vita. L’esigenza di rivedere e modernizzare le regole del gioco è forte, ma – soprattutto nella quotidianità – occorre fiducia, non si deve rinunciare a volare