TYPE | Research/education |
CLIENT | Università di Messina |
YEAR | 1966, concorso 1°premio (realizzata nel 1974) |
PROJECT | with R.Dalisi, L.de Rosa, G.Pisciotti, F.Sbandi, U.Siola, F.Di Pietro (i), C.Fulci (s) |
Nel 1966 l’Università degli Studi di Messina bandisce un concorso per la realizzazione delle facoltà di Scienze e Farmacia vinto dal gruppo composto da Massimo Pica Ciamarra, Riccardo Dalisi, Luciana De Rosa e con Cesare Fulci e Francesco Di Pietro per strutture ed impianti. In seguito alla separazione delle due istituzioni, Pica Ciamarra, Dalisi e De Rosa a distanza di tre anni procedono alla stesura del progetto del solo Dipartimento di Farmacia all’Annunziata nella zona nord di Messina in direzione di Capo Peloro in un contesto allora poco urbanizzato e distinto per la tipica vegetazione mediterranea. In un lotto serrato alle spalle dall’inizio della congregazione montuosa dei Peloritani si realizza, così, un tassello di un sistema universitario più ampio capace di indicarne eventuali trasformazioni e sviluppi futuri.
Luogo prescelto è un’area pressoché rettangolare con il lato longitudinale lungo la direzione della pendenza del terreno caratterizzato da una forte dislivello – circa 20 metri – fra gli estremi. Planimetricamente l’edificio si presenta come un corpo compatto costituito da tre fasce parallele slittate l’una sull’altra a formare un triplo spessore, 36 metri circa la dimensione, dal perimetro “dentato” sul lato sud e con la centrale a nord più pronunciata rispetto le altre. Modulate sulla maglia strutturale alternata 12 / 3 / 12 metri, le strisce laterali ospitano aule didattiche, laboratori e studi. La zona baricentrica accoglie le aule a platea gradonata di diverse grandezze organicamente interrelate a spazialità collettive con funzioni differenziate quali patii, vuoti, terrazzi praticabili e la fitta trama delle percorrenze trasversali che nel passare al di sopra e al di sotto delle aule giungono fino alla copertura contrassegnata dalla presenza di un teatro all’aperto, punto di osservazione privilegiato.
Si genera, così, un ricco e articolato paesaggio architettonico interno detonante plurime prospettive e visuali in un continuo rimando di giochi chiaroscurali in cui compressioni si alternano a dilatazioni. Nell’esaltazione degli spazi comunitari al fine di stimolare partecipazione e confronto perno dell’organizzazione diviene la “galleria” centrale lavorata in una sequenza di percorsi e sfondamenti che ne gratificano lo sviluppo in spazialità ricche e coinvolgenti dinamizzandone la fruizione. La complessità interna esternamente si stempera in un robusto blocco scatolare segnato dalla sequenza degli infissi in ferro e ancorato al suolo attraverso pilastri di diversa altezza nel loro assecondare il notevole dislivello del terreno.
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