un posto per navigare con la mente, seduti, guardando il nord polare nella sottile fessura fra due muri a fasce orizzontali in pietra, con diversamenti.
In sommità percorsi da rivoli sonori d’acqua saltellante resi metereopatici da una cellula fotovoltaica.
Ci si siede su blocchi sagomati che sorgono dal piano ribassato con inserti forati per raccogliere la pioggia.
Fra muri arcuati a guisa di prora, pavimento con inserti a bassorilievo indicano il tempo che trascorre fra alcune lastre del pavimento prorompono “nontiscordardimè”
nella mostra “L’uomo e la pietra – Abitare il tempo” Verona, (in M.Pisani, Città della Scienza e altri progetti, Liguori 2003, p.15)